Arianna Occhipinti

Il Frappato 2013   88

Il Frappato 2012    84

Diciamo subito che gli assaggi sui vini di questa azienda (che molto ci incuriosivano per il lavoro che Arianna Occhipinti sta facendo in vigna ed in cantina) sono stati possibili solo in Sicilia e, di fatto su un unico vino. Né è stato possibile a Roma reperire o ricevere campioni.

Riferiamo così di queste uniche possibilità di assaggio ed approccio. E di quanto ci abbia incuriosito Il Frappato 2013, molto profondo al colore, come mai ho visto in un Frappato, ad indizio poi che, lavorando in altro modo (e su vigne ad alberello in questo caso) cambiano completamente i parametri di colori, intensità, sapori.

Quello che avevo davanti era dunque un vino dalla profonda intensità colorante, giovanissima ed impenetrabile. Il naso presentava un frutto crudo, vivido e brado, con tracce ancora di vinosità. Se vogliamo, un insieme ancora scomposto, ma potente, vivo, verace, non incline forse alla perfezione estetica, ma alla ricerca di una verità intima e fisica del vitigno, senza ceselli o fronzoli. Mi ha fatto venire in mente i racconti di Charles Bukowski nel mezzo di una laccata letteratura americana degli anni ‘60, anche con una certa volontà di rompere gli schemi, andare oltre il luogo comune e le convenzioni.

Un vino dunque materico, fisico, con una grande forza d’urto, un po’ selvaggio, ma assai attrattivo in questo impeto di gioventù, carico di profumi di frutto esuberanti, un po’ ruvidi, ma dolci, espressivi, masticabilissimi e pieni di energia. Un bel rosso sincero e diretto, senza fronzoli intellettualistici, carico di gustosità, che si lasciava bere con istintiva soddisfazione.

Lo stesso vino poi, assaggiato sulla 2012, offriva un quadro visivo similare, con un colore assai profondo. Il ventaglio dei profumi era però assai diverso. Si era spenta quell’esuberanza fresca, giovanile ed il vino sembrava virare verso un terziario aromatico, ma senza possederne la dimensione di complessità. Era un rosso integro, ma un po’ spento, invecchiato.

Ora, fermo restando che la bottiglia era perfetta, conservata da mesi in cantina e buono il tappo, ci sono due considerazioni da fare. Parliamo innanzi tutto di due vendemmie diverse ed è possibile che la caldissima annata 2012 (al contrario della 2013, assai più fresca) abbia segnato forza aromatica del vino e che questo già in partenza presentasse un quadro di profumi meno intensi e più delicati nella tenuta. Oppure è anche possibile che il Frappato geneticamente, anche con le migliori cure ed attenzioni, sia un vitigno che dona il meglio del suo patrimonio nella prima gioventù e che sia preferibile berlo entro un paio di anni dalla vendemmia.

Certamente i vini di questa azienda sembrano assai significativi, mirano ad andare oltre lo scontato, il ripetitivo. E non mancherà l’occasione per tornarci sopra in un quadro più ampio di assaggi e riflessioni.

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