Scrivo di vino dall’87. Da allora una collaborazione continuativa con La Repubblica. Articoli e rubriche poi con le principali riviste del vino. Qualcuno ricorda il mio Contrappunto su Il Gambero Rosso. Pubblicati due libri ormai lontani nel tempo. Per 11 anni a curare la sezione Vini del Lazio sulla Guida di Repubblica “Ristoranti di Roma”.

Da quasi vent’anni provo a concludere uno strano e complicato romanzo.

Mi butto ora in questa nuova avventura, totalmente solo, totalmente libero.

Scrivere dei migliori vini che assaggio, quelli che emozionano e danno un senso alle cose. Commentarli, approfondirli, dare loro una presenza. E il tutto, spero, con il cuore di una volta. 

Viviamo tempi tribolati, circondati da molta mediocrità, un’opulenza in rapido declino, diffidenza verso l’esterno, noia di informazioni tanto onnipresenti, dalla carta stampata alla televisione, al web, quanto discutibili e vacue, piene di trombonismo, cicisbei prezzolati e dilettanti volgari del sotuttoditutto ad invaderci di continuo.

Invito così a creare una diga a tanto squallore, rifacendoci a qualche buon mito del passato e cogliere il meglio che questa società, in tutte le sue articolazioni, può ancora offrire, un buon film, una bella storia, un grande vino (e ne abbiamo), una partita di calcio che ci emoziona, una conversazione, un amore.

Occorre selezionare bene, come dei mietitori che provano a scegliere solo il meglio per la vita che avanza, essere magari anche d’esempio ai nostri figli, con una certa purezza di cuore, con pazienza, con molta ironia. Provare a essere un santo mietitore, che riesce pure a sorridere, a guardarsi attorno, a volte con distacco, a volte con passione completa, per godersi tutto il senso della propria esistenza.

 

 

 

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