Storie

Ho incontrato per la prima volta Piero Palmucci nell’estate del ’92, casualmente.
Ero andato in visita al Poggione e camminavo in quel momento con Pierluigi Talenti nella piazzetta di Sant’Angelo in Colle. Lui mi indicò da lontano un signore alto, asciutto, che saliva con passo energico e che mi sembrò in quell’attimo uno straniero, non so, un americano, un nordeuropeo.

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Nei vini amo quello che c’è di estremo, di intentato, lo scatto, l’onda d’urto che, già all’assaggio, al primo colpo di aromi, crea immediatamente nuovi spazi e apre le porte all’immaginazione. Quei vini che in qualche misura riescono ad andare oltre noi stessi e ci sorprendono, ci stupiscono.

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