I migliori assaggi

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Nel pieno di un torrido e apocalittico luglio romano, obbligati alla città e ad un appartamento senza condizionatore (ma ho pronunciato ormai il voto solenne di farmene installare uno o due al più presto), quando la percezione della temperatura (da quanto andavano annunciando imperturbabili volti televisivi) è intorno ai 49 gradi, quale può essere, seppure non l’unico, ma certamente il modo migliore per sopravvivere?

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Ammetto di essere un ammiratore smodato dei vini altoatesini, ma anche un testimone di quali progressi siano stati qui compiuti nei 40 anni in cui ho avuto la ventura e la fortuna di poterli seguire con buona continuità. Territorio questo in cui molte cose si combinano e non a caso la vite vi ha plurimillenari trascorsi e ne disegna il territorio.

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Considero questa azienda, sin dalla sua fondazione nel 2008, una sorta di laboratorio e di fucina del miglior vino abruzzese, che vede il decollo anche della piccola Doc Tullum con vigneti selezionati da mappali storici del territorio, tutti in riconversione biologica.

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Il Galatrona è uno di quei vini del cuore che ho visto nascere e crescere sin dalla lontana vendemmia ’94, uno di quei Merlot in cui tutto quanto si ritiene del vitigno appare clamorosamente sciocco e sbagliato. Nel Galatrona quelli che scolasticamente vengono dichiarati limiti del vitigno scompaiono, tanto il vino appare sconfinato, sontuoso, impareggiabile.

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Ovviamente sul Barolo torneremo numerose volte e con diversi produttori. Ma, oltre le etichette famose e pluripremiate, mi piaceva iniziare segnalando questa azienda nuova ed antica al tempo stesso. Perché Diego Conterno è un produttore storico di questo e degli altri vini della Langa di Monforte d’Alba, da una famiglia che coltiva qui la vite da generazioni.

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Tanto incredibilmente buoni quanto poco conosciuti i vini di questa piccola azienda della Val di Cornia, con il suo vigneto a cocuzzolo sopra il golfo di Populonia, davanti al Tirreno. Uno di quei miracoli non rari nella viticultura del nostro paese, in cui si mescolano vicende e storie familiari, che portano a riscoprire e a recuperare territori. Qui il punto di origine è Fidenzio Toni, chiantigiano d’origine, che da bambino si trasferisce a Piombino assieme ai genitori.

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Ricordo il grande dibattito tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo sui nuovi bianchi italiani, se, per ottenere risultati più importanti, bastasse la fermentazione in vasca inox o si dovesse più puntare sull’uso delle piccole botti, se le macerazioni a freddo sulle bucce potessero aggiungere quel quid in più di ricchezza e poi il lungo contatto con i lieviti, i batonage e così via.

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Non c’è dubbio che la fama di Terlano è nata con il Pinot Bianco. E la particolarità di vigne assai alte (fino ai 900 metri) a picco tra il Rio Meltina ed il torrente San Pietro fanno del Vorberg un bianco irripetibile (in questo senso ci dispiace non poter qui giudicare la Rarità 2002 di Pinot Bianco che nell’assaggio aveva seri problemi di tappo).

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