Antiques

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Ho una discreta cantina, con temperatura costante intorno ai 15 gradi, ed un buon numero di bottiglie storiche, che al loro apparire rappresentavano la cuspide della miglior produzione italiana.
Dedico così questa rubrica al loro riassaggio odierno, in una verifica sincera, rigorosa di cosa questi vini sono oggi, quale il loro stato di salute, di crescita o di declino. Con indirettamente (è sempre così) il ritorno per un attimo a quello che eravamo noi allora, come in un vecchio filmino, con il gusto di quel tempo, prima che tutta un’altra storia ci passasse addosso.


Non è una vendemmia lontanissima, lo so. Parliamo però di un vino bianco. E le nostre tradizioni in questo senso non raccontano di una longevità esasperata. La 2002 inoltre non si porta certo dietro la fama di grandissima annata.

Va però tenuto presente come l’andamento climatico veramente negativo ci sia stato a partire dalla seconda metà – fine di settembre, penalizzando così pesantemente la maturazione delle uve rosse. Ho, ad esempio, ricordi di magnifici Sauvignon e Chardonnay dell’Alto Adige targati 2002.

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Uscito per la prima volta con la vendemmia ’87, è il vino che ha immediatamente segnalato l’Alto Adige (se non l’unico) tra quei pochissimi territori al mondo che potevano dare una propria voce al Pinot Nero, ovviamente Borgogna a parte.

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La Riserva Schweizer era stato nei miei assaggi di quell’estate 2000 il miglior Pinot Nero dell’Alto Adige, il più complesso e completo (assieme al Vigna Sant’Urbano che, proprio perché non in commercio, non era stato però possibile comparare direttamente, con i due bicchieri fianco a fianco). Un Pinot Nero virile, carico, di notevole impatto e forza, con un naso possente e pieno, per quanto era carico di grinta ed energia, che nasce da vigneti tra Mazzon e Montagna esposti a Sud, Sud-Ovest con alta fittezza di filari che vanno dai 350 metri di altitudine ai 700, in un’estrema, composita varietà di suoli. Il vino è stato elevato poi in barrique nuove al 100% per più di un anno.

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E’ uno dei migliori Pinot Nero dell’Alto Adige, con un’anima più gentile e delicata, rispetto ai due precedenti. E, attenzione, qui l’annata è diversa e, per come la ricordo, con una lunga estate calda, che può non essere stata il massimo per questo vitigno.

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