San Polino

Brunello di Montalcino Helicrysum 2008  92

Brunello di Montalcino Helicrysum 2009  91-92

Brunello di Montalcino 2009  89

E’ un’altra bella storia di Montalcino e del suo crogiolo di vite, che parte dai lontani anni Sessanta, quando Luigi Fabbro, pacifista senza se e senza ma, e militante della sinistra, rifiuta la cartolina di leva e si rifugia all’estero per evitare l’arresto (erano altri anni e tutto un altro mondo, la guerra del Viet-Nam, l’impossibilità del servizio civile per gli obiettori di coscienza …). Vive così in Danimarca, studiando informatica e iniziando poi a lavorare nell’agricoltura, innamorandosi della terra e apprendendone il rispetto. Ma viaggia anche molto, nel sogno di quegli anni.

In India conosce Katia Nussbaum, londinese di Chelsea, e da allora vivranno insieme.

Il ritorno in Italia è possibile solo con l’amnistia dell’84. E scelgono di vivere in Toscana, un po’ la bellezza della regione, la sua agricoltura sostenibile. Ma mi hanno raccontato che ha avuto il suo bel peso anche il fatto che la Toscana fosse una storica terra di sinistra.

A Moltalcino Luigi lavora vari anni come operaio agricolo in diverse aziende del Brunello. Apprende così il mestiere, i passaggi, le tecniche, segue le lavorazioni, dalla vigna alla cantina. Katia intanto dà lezioni di inglese. Nel 1991 riescono ad acquistare il podere di San Polino ed impiantano poi nel 1998 la vigna, seguendo rigorosamente i criteri della biodinamica.

Siamo qui a 450 metri di altitudine, su un terreno ricco di scheletro (come tutte le zone alte), su un letto di sabbie ed argille dalla forte pendenza e una magnifica esposizione a sud, con buona, continua ventilazione proveniente dall’Amiata, che favorisce naturalmente la sanità delle viti.

La prima vendemmia prodotta è stata 2001 e ricordo di avere scoperto questa azienda con il loro superbo Brunello Riserva, con cui nella notte del 31 dicembre ho festeggiato l’apparire del 2008.

In tutte quante le annate successive ho poi seguito questo Brunello, che, in particolare nella selezione Elichrysum e nella Riserva, prodotta solo nelle grandi vendemmie, presenta tutte le caratteristiche del fuoriclasse che nasce in vigne alte, dunque grandissimo corredo olfattivo in un ventaglio davvero ampio, baluginante, sfaccettato, con un’eleganza ed una raffinatezza di tocco che hanno solo i siti eccelsi. Ma indubbiamente un ruolo ha poi qui la conduzione biologica e biodinamica, con nulla che contamini il frutto sin dal suo apparire in pianta (e ho sempre constatato, ma in tutti i territori del nostro paese, come il non uso sia in pianta che in cantina di prodotti di sintesi, seppure con tutti i rischi che comporta nelle annate difficili, dia però un risultato assai più vasto, con profumi e sapori netti, intensi, naturali, integri). Parliamo oggi di un azienda di 3 ettari e mezzo di vigneto, che può essere gestito familiarmente, con un controllo ed un’accuratezza pianta a pianta.

Anche così un’annata difficile come la 2009, qui dona dei frutti importanti con vini di notevole slancio e lunghezza, come è da vigne di altitudine, ma anche generose di alcol e di nobili sostanza gliceriche, che il notevole sacrificio di rese in vigna poi concede.

C’è ancora un po’ di legno da riassorbire, direi che questi Brunelli, con 12 mesi in più di bottiglia, saranno assai più assestati e fusi nelle componenti frutto-legno. Ma sempre, in un’annata non eccelsa, il vino svela prima il suo mondo e così questo Brunello 2009 è una specie di anticamera delle sue annate maggiori. E parliamo appunto di un bel rosso vibrante, nervoso, con un naso elegante e molto fitto, appetitoso, vasto e vanigliato, con una dolce nota di tartufo ad emergere su uno sfondo leggermente ematico, poi erbe officinali ed un tocco di fumo. La bocca è ancora un po’ asciutta e cruda, i tannini prevalgono appena sul frutto e, appunto, consigliamo di dargli ancora un anno di vetro, ma è un vero cameo del Brunello San Polino.

L’Elichrysum 2009 è più profondo già al colore, la nota di tartufo bianco assai più presente e fascinosa, in un naso comunque assai più fondo, carico di dolce cremosità. E bocca con una dimensione in più di calore, ricchezza, pienezza, in una gustosità assai fine, elegante dall’impatto dolce e nello stesso tempo pieno, con sensazione di crema di frutti rossi maturi su uno sfondo di sottobosco, fumo e inchiostro, che lampeggia di goudron. Grande Brunello, estremamente raffinato eppure sontuoso.

L’assaggio poi contemporaneo dell’Elichrysum 2008 appare intrigante proprio perché l’annata superiore dona un Brunello di grande impatto, ma ancora molto indietro nel suo picco gustativo. E riteniamo pertanto che qui gli anni di bottiglia, prima che il vino esprima al meglio tutto il suo patrimonio organolettico, debbano essere almeno altri 3-4. Consideriamo poi che in questa annata non è stata prodotta la Riserva, confluita dunque nell’Elichrysum. E un’ultima nota doverosa infine è quella di sottolineare come le piante stiano sempre più crescendo e in questa vendemmia hanno già 10 anni, con frutti così che cominciano ad esprimere una superiore intensità e complessità.

Questo 2008 presenta dunque un ampio arco di goudron graffiante e dolce ed è in piena composizione espressiva. E’ appunto un Brunello indomito, viperino, con una notevole massa di frutto che il vino deve ancora aprire e concedere. Così la bocca lascia intravedere tutta la sua massa, la materia elegante, raffinata, complessa in piena gestazione, carica di echi, di sonorità.

Sono vini che adoro proprio nel loro carico di promesse, con quei tannini ancora duri, aggressivi che oltre il frutto lasciano avvertire il sottobosco speziato, il tabacco, le erbe balsamiche, l’inchiostro.

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